Euforia De Biasi: Fidatevi, il Toro vale già la serie A

Il gruppo è super, ma i rinforzi servono
Oggi Stellone e Muzzi sono insostituibili

Mancano tre giornate alla fine del girone d’andata, ma Gianni De Biasi ha già capito tutto. Per la prima volta dall’inizio della sua avventura granata si lascia andare ad una considerazione forte, che sa di consacrazione. Che in questo caso significa serie A. Lui non lo dice a chiare lettere però basta interpretare le sue parole per capire il concetto: «Se io avessi avuto questa squadra a Brescia avrei avuto meno difficoltà. E soprattutto mi sarei salvato alla grande».
De Biasi, allora lei crede nella promozione?
«Insomma, ho la fortuna di allenare un gruppo fantastico, unito, compatto, che fa spogliatoio. Ragazzi che non sono solo colleghi ma anche amici. E siccome un po’ di esperienza ce l’ho, posso dirvi con assoluta sincerità che i presupposti vincenti ci sono…quindi».
Ma in serie A questa squadra cosa combinerebbe?
«Farebbe la sua figura. Tutto dipende dagli obiettivi che ci si prefigge, è ovvio. Però di solito le squadre che vincono in B e non vengono smantellate quando salgono disputano un buon campionato. Ovviamente lottano per una dignitosa salvezza. Se invece l’obiettivo diventa entrare nei primi quattro posti allora le cose dovrebbero cambiare di molto. Soprattutto nella qualità».
E per una promozione tranquilla cosa manca?
«Io vado avanti così. Ma siamo in 20 dopo l’infortunio di Ungari e se si dovesse far male qualcuno di importante come Stellone allora saremmo in crisi, perché non abbiamo un altro come lui».
E uno come Muzzi?
«Nemmeno, un attaccante come lui non c’è. Ma anche dietro siamo pochi, tre centrali non bastano, sono fiducioso e ottimista. Ho passato la domenica a guardare le partite della serie A per vedere qualche giocatore che potrebbe interessarci».
Ha visto qualcuno che le interessa?
«Ma, non so, quell’Ibrahimovic è bravino davvero».
Sia serio, chi volete comprare?
«Stiamo lavorando, non vi dico nomi, nè obiettivi, perché in questo mercato saremo in tanti a gennaio. Quindi è meglio non scoprire molto le carte, non vi pare?».
A proposito di concorrenti, è vero che la spaventa il Catania?
«È una squadra che si è rafforzata molto durante l’estate. Ha speso tanto e fatto ottimi acquisti. Stanno raccogliendo i frutti, le quattro vittorie su quattro partite non mi spaventano più di tanto, ha qualità superiori ed è una piazza importante».
E le altre candidate?
«L’unica che si deve preoccupare è il Bologna che è un po’ in ritardo, ma c’è il mercato di riparazione e sono sicuro che Cazzola e Zaccarelli interverranno per migliorare la squadra».
Lei, invece, si ritrova con uno Stellone in più.
«Sono molto contento. Il suo contributo è determinante, il suo apporto si fa sentire, per noi è indispensabile, per una serie di motivi, tecnici e tattici».
Adesso sta meglio, in pratica è recuperato.
«La cosa più interessante è che non ha più dolori nel dopopartita. Non voglio sbilanciarmi molto ma spero di avere uno Stellone lontano dai suoi problemi. Lui è il nostro valore aggiunto e i tifosi lo sanno benissimo».
Intanto, la Maratona ha scelto lei come idolo.
«Mi fa piacere ma mi imbarazza. Sotto la curva ci devono andare i giocatori, perché io devo essere protagonista durante la settimana e prima delle partite, poi lo diventano loro e io ne sono orgoglioso».
Eppure sembra che lei sia da una vita nel Toro.
«Sono arrivato nel posto giusto al momento giusto. Qui ho trovato molte affinità con il mio carattere: umiltà, lavoro, serietà, ottimismo nei momenti di difficoltà. Sono valori veri che mi fanno sentire molto vicino allo spirito granata. Io mi sento “uno da Toro”».

Fonte: La Stampa