De Biasi: “Toro attacca, aggrediamo la capolista”

Gianni De Biasi, l’Inter è l’avversario migliore che vi potesse capitare: il Toro non ha niente da perdere.

«Non ci sentiamo sconfitti in partenza, pur consapevoli del­le straordinarie qualità dei campioni d’Italia. Se ognuno di noi darà il massimo, facendo una corsa in più per il compa­gno, anche l’Inter troverà le sue belle difficoltà».

Quindi non li chiuderete nella vostra area…

«Dovremo provare a fare l’op­posto. Voglio un Toro determi­nato e orgoglioso, come dev’es­sere sempre chi indossa la ma­glia granata. Voglio una squa­dra che aggredisca la partita, che provi a fare gol prima di prenderlo: anche per trascina­re i tifosi dalla nostra parte».

Quanto è teso per questo terzo debutto in granata?

«Non direi teso. Concentrato. Anche curioso. Voglio vedere come il Toro riuscirà a espri­mersi al cospetto della prima della classe».

Non basterà l’orgoglio.
«Anche noi abbiamo qualità, pur consapevoli della forza del­l’Inter. E’ fondamentale entra­re in campo sapendo che si può vincere. Dipende da noi».

Più facile salvare il Toro adesso oppure un anno fa?

«La situazione è più o meno la stessa. Un anno fa avevo mag­gior tempo a disposizione, ora però ho una classifica migliore ma un calendario forse più complicato».

L’organico attuale possiede molta più qualità.

«Vero, ma alle qualità occorre sempre aggiungere altre… qualità. Onestamente anche io, a inizio stagione, immagina­vo un campionato diverso per il Toro. Però non è così facile in­nestare tanti nuovi giocatori e dover convivere con infortuni e sfortune a ripetizione».

Quant’è fiducioso ora sulla salvezza del Toro?

«Se stiamo tutti assieme, belli compatti, non ci sono problemi a raggiungere l’obiettivo».

Voi siete belli compatti?
«Se c’è una cosa che so fare be­ne nel mio lavoro è proprio questa: verificare se tutti remi­no nella medesima direzione oppure no. Ebbene, se qualcu­no si tira indietro, io lo butterò subito giù dalla barca. Senza zavorra si arriva prima e me­glio a destinazione».

Ha già qualche vogatore nel mirino?

«Assolutamente no… Ma sem­pre meglio prevenire. Come di­co spesso io, uomo avvisato… mezzo morto».

Ha ereditato un Toro più stanco fisicamente o men­talmente?

«Fisicamente no. Ma è chiaro che se uno pensa di essere se­sto, settimo oppure ottavo, a questo punto della stagione, e poi invece si scopre molto più vicino alla parte bassa della classifica, forse può subentrare un po’ di frustrazione».

De Biasi, la sua vera impre­sa resterà la promozione in A, non crede?

«Guai sottovalutare i pericoli, adesso. E comunque non fac­cio comparazioni col passato: nel primo anno, in B, il nostro compito era quello di portare in giro per l’Italia lo stemma del Toro con dignità, orgoglio e cuore. Facendolo tanto bene, siamo riusciti a conquistare subito la promozione».

Cosa fa se salva il Toro, dopo i pellegrinaggi in bicicletta degli anni scorsi?

«Se salvo il Toro faccio un pez­zo del Cammino di Santiago di Compostela. L’ho già promesso ad amici spagnoli, venerdì».

Con De Biasi il Toro ritro­verà il vero Rosina?

«Non dategli più responsabi­lità di quelle che già ha. Il Toro è composto da tanti, ognuno deve fare la propria parte».

Rosina è un… trecante?
«Ancora questa crasi tra tre­quartista e attaccante! Basta! Rosina è un giocatore che esprime il meglio di sé dalla metà campo in su. Fermo re­stando che, quando si deve di­fendere ,questo compito spet­ta a tutti».

Quanto conta l’allenatore in una squadra?

«Se ha un potere decisionale, molto. Se ha un ruolo esecuti­vo, meno».

La sua opinione su Manci­ni?

«Beh, ha vinto a mani basse lo scorso campionato. Sta vincen­do questo: cosa gli si può impu­tare? Se però l’obiettivo era un altro, se fosse stato la Cham­pions League, allora il discorso può cambiare. Però franca­mente io adesso ho ben altri problemi che giudicare il lavo­ro del primo in classifica».

Può essere meno famelica l’Inter dopo il pareggio del­la Roma?

«Non credo proprio».

Fonte: Tuttosport