Mister De Biasi, l’uomo che ha portato l’Albania all’Europeo

E’ tornato a casa e racconta l’impresa. «All’Europeo nello stesso girone dell’Italia: due chance per i nostri tifosi»

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CONEGLIANO. Un po’ stanco, quasi stordito da tutto il clamore che laqualificazione della sua Albania ha fatto. Da domenica sera il 59enne di Conegliano, originario di Sarmede, non la smette di rispondere al telefono, di ricevere messaggi, di essere intervistato. Ieri mattina, pochissime ore dopo il suo rientro, Giovanni “Gianni” De Biasi ha aperto le porte della sua casa, dove abita con la moglie Paola e la figlia Chiara Sofia, a La Tribuna di Treviso, della quale, tra l’altro, è stato collaboratore con un report tecnico settimanale durante la stagione (1988-1989) con il Treviso in serie C. Un mister “normale”, che ha fatto di serietà condita però da sana ironia, di impegno senza però dimenticare la potenza della convivialità (prova ne sia la sua fornita cantina), il suo marchio di fabbrica.

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Di tempo, da quel famoso 29 febbraio 2012, quando la sua nazionale si apprestava a incontrare la Georgia, ne è passato. Soprattutto De Biasi è stato “profeta” nella sua nuova patria. Prima del match, dopo due soli allenamenti, consegnò ai suoi giocatori una lettera. «Se crederete in questo progetto, se cambierete la vostra mentalità, potreste essere i primi giocatori ad essere ricordati da tutti per essere entrati per primi nella storia del calcio albanese».Mai parole furono più profetiche. Nella storia del calcio albanese, e non solo, ci è entrato anche lui. Per aver realizzato il sogno di una Cenerentola che diventa principessa. Gianni De Biasi ha realizzato il sogno che tutti avrebbero voluto cavalcare. Il trevigiano è stato sommerso dall’affetto non solo del popolo albanese e delle sue istituzioni, ma anche dal mondo sportivo e politico italiano.

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E adesso? Dopo tutti questi festeggiamenti e questo clamore, non c’è il rischio di un calo di tensione? Secondo il mister no. «Siamo debuttanti e un debuttante non può permettersi di prendere alla leggera un torneo del genere», afferma, «noi andremo in Francia per fare bella figura, convinti che a seguirci ci sarà un pubblico numeroso che si distinguerà per calore e sportività». Euro 2016 non è poi così lontano, tanto nei prossimi giorni il ct volerà in Francia per trovare le soluzioni logistiche migliori per il ritiro. Dal 12 al 17 novembre sarà tempo di amichevoli. Insomma, il tempo per festeggiare è già finito. «Ora festeggerò con qualche cena in più con i miei amici di Conegliano e Sarmede e con la mia famiglia», aggiunge. È ormai così legato alla sua nazionale, da voler davvero bene ai suoi giocatori e di averla messa tra le sue squadre del cuore, insieme alla Spal con la quale nel 1997 ha vinto campionato di C1 e Coppa Italia di C, al Modena, con la risalita dalla C alla A e una squadra «con giocatori che stavano bene insieme e che avevano grandi qualità» e al Torino, quando al primo anno vinse la serie B, una «squadra forgiata strada facendo, anche attraverso difficoltà logistiche».

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Quella albanese però è probabilmente la favola più bella. «Sono ancora così vive le emozioni di questo weekend», ricorda, «l’adrenalina era alle stelle domenica notte. Ho ripercorsotutte le tappe di questo percorso, le vittorie, le battute d’arresto, la voglia di riprendere subito a giocare per cercare una rivincita. Tutto era pervaso dalla bellissima sensazione di avercela fatta, e subito dopo dall’incredulità per avercela fatta». Tra i tanti riconoscimenti, la cittadinanza albanese, la laurea honoris causa in scienze sociali all’università di Tirana e la medaglia “onore della nazione” ricevuta lunedì, anche la vittoria del concorso “lo sportivo trevigiano dell’anno” a Capodanno 2015. Per lui si è mobilitata tutta l’Albania, che dall’altra sponda dell’Adriatico lo ha votato senza pausa. Grazie all’impresa della qualificazione europea, l’intera Albania è scesa in piazza. «Dopo il fischio finale contro l’Armenia la gioia mi ha travolto, la voglia di condividerla con le persone che hanno lavorato con me, abbracciare i miei collaboratori, una gioia condivisa, traboccante. E negli ultimi minuti della partita, pensavo a come un minuto può essere un batter di ciglia o un tempo infinito», racconta. Ma c’è anche un tempo preciso. Una data. Come il 10 giugno 2016, quando inizieranno gli Europei 2016. Con una Cenerentola e un principe che l’ha portata ai confini della realtà. «E se nel girone dovessimo capitare con l’Italia? Beh ne sarei contento, perché sarebbe un match tra persone “vicine” e poi l’Italia è la seconda nazionale degli albanesi, diciamo che avrebbero due chance per tifare anche dopo i gironi».

di Salima Barzanti per la Tribuna di Treviso