IL MIO PENSIERO DOPO LA SCONFITTA DEGLI AZZURRI CONTRO LA COSTARICA

ITALIA IN FUORIGIOCO, DOBBIAMO CORRERE DI PIÙ

Nella partita della conferma contro il Costarica, che ci poteva aprire le porte al passaggio del turno, la nazionale italiana esce dal campo sconfitta tanto più marcata per il poco appeal dei nostri avversari e per una prestazione al di sotto delle aspettative della vigilia, che purtroppo lascia dubbi sul nostro futuro.
L’Italia cambia rispetto alla partita contro l’Inghilterra tre giocatori.
Buffon recuperato in extremis, Abate per Paletta con il cambio di fascia di Darmian che aveva stupito tutti all’esordio e Thiago Motta al posto di Veratti rimasto in panchina.
La squadra azzurra ha cercato di riproporre lo stesso canovaccio tattico della partita precedente, fin da subito però, abbiamo sofferto l’aggressività del Costarica, che pressandoci “alta” non dava la possibilità ai nostri play maker di essere incisivi e verticalizzare con i tempi giusti.
La differenza di passo, la determinazione a combattere su ogni pallone e la capacità di ribaltare l’azione, manovrando in velocità, hanno messo a dura prova la squadra italiana.
Dal canto nostro abbiamo cercato di verticalizzare spesso su Balotelli preso in mezzo, a turno, dai tre centrali del Costarica, e in due occasioni nel primo tempo siamo riusciti a creare due palle gol che avrebbero meritato altra sorte.
Come dicevo la coralità della fase del non possesso avversaria, ci ha costretto a giocare sempre con troppa pressione addosso, pertanto non avevamo mai il tempo di effettuare giocate decisive con la necessaria qualità , (passaggi filtranti, lanci sopra la linea, e aggiramento sul esterno).
Siamo invece caduti nella trappola del fuorigioco (11 volte), i nostri avversari, molto attenti a mantenere la linea difensiva alta, sulla trequarti campo, hanno tolto profondità all’unico nostro riferimento offensivo.
A differenza della prima gara, abbiamo lavorato meno sulle fasce laterali, molto coperte dai nostri avversari che spesso hanno vinto i duelli individuali, e avendo la forza di ripartire ogni qualvolta si presentasse l’opportunità.
Abbiamo corso pochi pericoli in chiave difensiva, ad eccezione di un colpo di testa su corner regalato, e su un’iniziativa personale con parata di Buffon in angolo, ma abbiamo subito il gol decisivo in chiusura di tempo su uno sviluppo esterno con cross sul secondo palo.
Nella ripresa con l’esclusione di uno spento Thiago Motta, dal punto di vista tattico abbiamo provato ad essere più incisivi centralmente, con Cassano, ma a parte qualche sprazzo estemporaneo, la manovra offensiva non è cambiata. Prandelli ha provato anche a mettere forze fresche e con caratteristiche ancor più offensive (Insigne prima, Cerci poi), ma la mancanza di freschezza di chi era in campo dall’inizio, e il sostegno limitato dei nuovi entrati, non ha prodotto gli effetti sperati.
L’Italia aveva “sorpreso” nella partita d’esordio per la migliore tenuta fisica per tutti i 90 minuti giocati contro l’Inghilterra, sicuramente il clima di Recife ha inciso maggiormente sulla nostra prestazione.
L’interrogativo che si pongono in molti, è che sia una questione legata all’abitudine a giocare in queste condizioni climatiche, perché anche nelle edizioni precedenti in Sudamerica, mai ha vinto una squadra europea.
Vedendo giocare l’Olanda e la Germania direi che questo è un falso problema, casomai ci si interroghi se i sistemi di gioco con la difesa a tre/cinque dell’Olanda siano in grado di fare la differenza in questo torneo. Oppure se l’attacco senza attaccanti di ruolo della Germania possa portare i tedeschi lontano in questa competizione.
A tal proposito ricordo che nel secondo tempo che ci ha visto giocare alla fine con quattro attaccanti, non siamo stati in grado di fare un tiro in porta, e che i nostri avversari giocando con “intelligenza” hanno saputo sfruttare e capitalizzare al massimo una nostra disattenzione difensiva.
Credo che come sempre la verità stia nel mezzo.
La mia convinzione è che chi corre di più ha maggiori chances di successo, e se si accompagna il possesso palla al dinamismo e all’attacco dello spazio, mantenendo la squadra corta pronta alla riconquista in caso di transizione negativa, allora la via per il successo è più vicina!

di Gianni De Biasi

“Sopra la Panca” -SportMediaset