I granata sorpassano il Cesena e sono quarti. 200ª vittoria da allenatore per Be Biasi

«A Verona voglio un Toro cinico, capace di cogliere l’attimo». Gianni De Biasi è stato accontentato al 38′ del secondo tempo, quando ormai la sfida del «Bentegodi», condizionata dal caldo e da troppe prestazioni individuali insufficienti, stava scivolando verso uno 0-0 tutto sommato equo. Ecco l’attimo buono. A coglierlo non poteva che esserlo Nikola Lazetic, il migliore in campo. Da poco aveva traslocato dalla fascia destra a quella sinistra, per far spazio a un Rosina in cerca di ispirazione. Cassani gli ha concesso qualche metro, il serbo ha visto farsi largo in area la crapa pelata di un altro ex genoano come lui, il suo amicone Roberto Stellone, e gli ha servito un morbido assist. Il romano, che non è più titolare dal 4 marzo, s’è infilato fra Gervasoni e Biasi e ha inzuccato nell’angolino di destra, là dove Pegolo non poteva arrivare.

Così, il Toro ha colto l’attimo, ha regalato al suo allenatore la 200ª vittoria da professionista ma soprattutto s’è preso 3 punti che a fine campionato potranno fare la differenza. Un successo trovato per strada, senza fare troppo, eppure pesantissimo. Perché intanto vale il 4° posto (Cesena sorpassato) e qualcosa più di un’ipoteca sulla qualificazione ai playoff, considerati i 5 punti di vantaggio sull’Arezzo settimo. «Cinici noi? Mica tanto – ha contestato a fine gara De Biasi -. Avremmo segnato più di un gol, perché di occasioni, magari non tutte nitidissime, ne abbiamo create altre». A noi sono sfuggite. Tranne quella che Abbruscato, spiazzato da una lieve correzione aerea di Gervasoni, non è riuscito a concretizzare di testa al 23′ (il cross era ancora di Lazetic) a due passi da Pegolo, poi pronto a schiaffeggiare lontano. E, largheggiando, magari quella che Muzzi ha alzato sempre di testa da centro area al 37′, arrivando in corsa su un centro di Lazetic.

Toro cinico, dunque, perché fare un gol creando due opportunità e mezza è media da gente che perdona poco. Addirittura spietata se si pesano i regali che il Toro sotto la porta altrui è riuscito a confezionare in questo campionato. Toro anche fortunato, occorre però aggiungere. Perché se è vero che il Verona è stato assente ingiustificato dal campo dal 36′ all’85′ (dopo 3 ko di fila, magari cominciava a pensare di accontentarsi di un punticino…), è pure innegabile che nessuno ha ancora capito come i gialloblù non siano riusciti a buttare dentro almeno uno dei quattro ghiotti palloni costruiti fra il 4′ e il 7′ di una partenza abbagliante.
«Fortunati? Forse, ma anche bravi a salvare la nostra porta – commenta De Biasi -. Sinceramente, non me lo so spiegare un avvio del genere: forse eravamo rimasti negli spogliatoi perché faceva molto più fresco che in campo…». Fatto sta che, con Italiano a dettare legge in mezzo, il Verona ha preso subito il Toro alla gola, ma senza lo squalificato Adailton non ha trovato l’uomo in grado di finirlo. Mai visti, comunque, i granata così in difficoltà in questo campionato. Trattenete il fiato: percussione di Munari al 4′, Balestri salva in corner prima della stoccata; tiro-cross di Bonomi al 5′, doppio liscio a centro area e balzo di Taibi in extremis; a seguire mischiona con «muri» provvidenziali di Melara, Taibi e Brevi; infine, incrocio dei pali colpito da un diagonale dal limite di Italiano.

Lo 0-0, conservatosi per miracolo, in verità non avrebbe più corso molti rischi. Perché il Toro usciva poco a poco dalla «bambola» e si assestava, approfittando anche della tenerezza degli avanti gialloblù. Perché il Verona dietro aveva problemi soltanto a contenere Lazetic, mentre Gervasoni e Biasi soffocavano uno spento Abbruscato e Muzzi nei 16 metri latitava. Con Balestri in evidente affanno atletico e Ferrarese privo di guizzi, a sinistra ogni via era chiusa, mentre in mezzo Gallo svolgeva compitini anonimi. Morale: partita presto sotto ritmo, noiosissima, piena di sbavature. Ripresa ancora peggiore, nonostante gli innesti dei freschi Rosina, Nicola, Stellone. Nessun movimento senza palla, a dettare un passaggio illuminante. Fermi anche i veronesi, che all’inizio volavano. Primo corner del 2° tempo al 30′, per il Verona. Portieri spettatori dal 23′ (unica parata già citata di Pegolo su Abbruscato) all’83′ (Pegolo che guarda il colpo di testa di Stellone finire in rete).

Poi, dopo l’attimo colto dal Toro, un sussulto gialloblù. Un tiretto di Rantier, un’uscita a vuoto di Taibi, una punizione velenosetta al 49’14″, prima del fischio finale di Mazzoleni. Ficcadenti, ad appena +6 dai playout e atteso venerdì dalla trasferta di Catania, esce disperato: «Continua ad andarci tutto storto». De Biasi ha invece buone ragioni per ridersela: basta evitare di guardare la prestazione e godersi il risultato. Che, a onor del vero, per la prima volta premia quest’anno il Toro da trasferta oltre i suoi meriti.

Fonte: La Stampa