Toro, tre punti sopra il cielo

Prova convincente e intelligente della squadra di De Biasi, che si aggiudica la partita con merito grazie a un ottimo secondo tempo, malgrado le sofferenze per l’assedio finale della formazione siciliana

E’ un passo gigante verso la salvezza, questo striminzito e soave 1-0 al Catania firmato, naturalmente, Rosina. Un succcesso alla De Biasi, miscuglio sapido di cuore e cervello, temperamento e astuzia, alchimia tattica e ormonale. Il Torino l’ha costruito con certosina pazienza e intelligenza, soffrendo il giusto nel primo tempo, facendo soffrire tanto l’avversario nel secondo, fino al gol, risoffrendo oltre misura in un finale tanto sregolato quanto patibolare. La squadra di Marino ha forse gettato al vento un’occasione preziosa (e a 32 punti, con una partita in più, deve smetterla di scialare), quando i granata non riuscivano a trovare pressione costante e al contrario pativano la manovra siciliana, ben innescata da Edusei. A proposito, l’Edusei visto ieri può ben annoverarsi tra gli errori di mercato, giacché in questo Toro ci starebbe egregiamente e non trova spiegazione il fatto che Cairo l’abbia lasciato andare via. Il ghanese, piazzato playmaker basso davanti alla difesa, è stato il migliore dei suoi malgrado la generosa prestazione di Muzzi (da applausi, ricevuti riconoscenti alla sostituzione), che andava a pestargli i calli appena recuperava palla il Catania. La cui manovra, dicevamo, ha costruito almeno una nitida opportunità da gol, sprecata malamente da Corona al 16’. Lì, nell’attimo più complicato per i granata, è mancato forse un po’ di coraggio, dopo infatti la musica è cambiata. E di molto.
Marino paga l’assenza di Mascara, giocatore solitamente urticante per il Toro, e dà fiducia a Corona nel suo 4-3-3. De Biasi resta classico, riproponendo la formazione che due settimane fa aveva interrotto la lunga indigestione di sconfitte: un 4-2-3-1 che vede proprio nell’elastico Muzzi, trequartista centrale, il fulcro d’equilibrio tattico. I timori granata di scompensi dovuti alla scoppola incassata a Firenze ci sono e già al 2’ si materializzano con Spinesi, che manca la deviazione sotto misura su un diagonale sporco di Corona. Ma il Torino risponde, grazie soprattutto a un Muzzi arrembante sia in fase di contenimento sia quando si getta negli spazi. Su una di queste penetrazioni (6’) è il ritardo di Rosina a salvare il Catania. Prima dell’occasionissima siciliana, è Comotto a non trovare la porta da posizione ravvicinata. La partita ha buon ritmo con azioni a ping-pong. Tocca agli ospiti: su un cross da sinistra di Baiocco non ci arrivano né Bovo né Spinesi, la palla sbucando inganna Comotto, dietro di lui Corona ha la porta spalancata, affretta il sinistro e sbiella la mira. Si susseguono situazioni propizie e mai sfruttate: una zuccata di Spinesi, un inserimento profondo di Colucci. Arrivano allora le conclusioni da lontano: Gallo impegna seriamente Pantanelli con un destro velenoso (37’), replica Colucci con un collo a scendere che sfiora la traversa. Si chiude il tempo: i segnali paiono sorridere ai catanesi; i tifosi granata temono il crollo nella ripresa (stile Cagliari e Fiorentina). Invece…
Il Torino si ripresenta più tonico, determinato, aggressivo (gran bel segnale, pure in ottica futura); di contro s’impaurisce il Catania, che si fa schiacciare per lunghi tratti, allungandosi e dunque isolando Spinesi e Corona. Sono almeno quattro le palle gol che fanno temere la regola del gol sbagliato gol subito al caldo pubblico dell’Olimpico (preso di mira l’arbitro Paparesta, in vero cervellotico al limite dell’indisponenza in non poche decisioni). La prima è una rete evitata dalla fronte di Edusei, bravo a salvare sulla linea una deviazione aerea di Muzzi (6’ st). Rosina, invece, s’infila in area facendo birilli di quattro difensori e a due passi chiama Pantanelli alla respinta d’istinto (24’). Clamoroso, un minuto dopo, è Bovo: Ardito lo piazza in solitudine dinanzi al portiere, ma il difensore si fa prendere dall’ansia e, invece di controllare e stecchire il numero 1 rossazzurro, spara un’improbabile conclusione che vola altissima. Al 30’ st c’è la doppia opportunità per Lazetic: percussione centrale, conclusione non irresistibile che Pantanelli devia sul laterale in tuffo, Stellone s’avventa e ricicla, perfetto, ancora per il serbo, che non sfrutta la comodità: la deviazione di testa è troppo centrale. Ora il Torino legittima il vantaggio, che però non arriva. Legittimità vieppiù piena alla luce di quanto accaduto in precedenza, al 18’, quando Baiocco aveva atterrato Lazetic lanciato in area con una spallata: ha un bel da far gesti, l’arbitro, che l’intervento è di spalla: spalla un ciufolo, pare un sacrosanto rigore.
I granata, dunque, sembrano aver esaurito il loro momento migliore. Anzi, il rischio che la foga li porti allo sbilanciamento e alla più tremenda delle punizioni, la beffa, aleggia. Ma qui è bravo De Biasi (che già aveva sostituito l’esausto Muzzi con Stellone): richiama una punta (Abbruscato), infila un mediano, riequilibrando la squadra nel 4-3-2-1 e rialimentando dalla zona centrale l’estenuante lavoro ai fianchi dell’avversario. Pochi minuti, e sul Toro scende il paradiso. Stellone contrasta un pallone laterale a Vargas, lo tocca per Rosina che parte nello spazio della trequarti, salta con un po’ di fortuna Stovini, in area evita Sottil e, incrociando il sinistro, fa esplodere l’Olimpico: 1-0 al 32’ st, 7° centro per il piccolo genio del Toro.
Marino, che intanto era passato al 4-4-2 col l’inserimento di Lucenti per Corona, butta in mischia Rossini, riservando all’uscente Edusei l’applauso dell’intero stadio. I granata aumentano l’imbarazzo contro lo strapotere fisico dei marcantoni rossazzurri (benché subentri il periscopico Cioffi): sulle palle alte rischiano più volte la sbandata, ma né Spinesi, né Caserta riescono a sfruttarle fino in fondo, pur mettendo sacrosanta paura. Vince il Toro, con merito, e sono tre punti sopra il cielo con i quali se ne mette dietro sei dalla terz’ultima (la Reggina) e pure sette squadre. Il viaggio per Messina, dove l’attende un’altra partita fondamentale e infuocata, gli è decisamente più agevole.

Fonte: Tuttosport