Toro, arriva il dg che scoprì De Biasi

È Tosi, ex Modena: -La squadra è imbattibile da quando vado in tribuna-

TORINO. Solo la scaramanzia separa Doriano Tosi dall’investitura ufficiale come direttore generale del Torino: «Ho buone sensazioni – confessa il dirigente con accento emiliano -, però aspettiamo. Non mutiamo una situazione che sta andando bene così, se sono fiori fioriranno». Intanto, però, meglio innaffiarli questi fiori: «Penso che potrei fare bene per il Toro e di essere utile al progetto di Cairo». Per adesso si accontenta di fare l’amuleto: «Sarò in tribuna anche domenica contro la Cremonese. Da quando ho iniziato a seguirlo allo stadio il Toro non ha più sbagliato un colpo, così De Biasi continua a invitarmi allo stadio e io volentieri ci vado».

Tanti sono gli indizi che vogliono Tosi come prossimo dg granata. Intanto l’amicizia pluriennale che lo lega sia a Cairo sia a De Biasi (fu infatti lui a consigliare l’allenatore trevigiano al presidente): «Inizialmente Cairo pensava di continuare con Arrigoni, il tecnico scelto dai “lodisti”, io invece gli suggerii che, data la delicata situazione, De Biasi, per le sue qualità da manager già evidenziate a Modena, avrebbe fatto al caso loro». Il tandem modenese e vittorioso (promozioni dalla C1 alla A e salvezza), potrebbe riformarsi quindi per questa nuova avventura: «Che spero possa vedere il Toro in A – prosegue l’ex dirigente del Modena -, e consacrare De Biasi tra i migliori allenatori d’Italia. Perché questa è una società che potrà tranquillamente occupare un posto tra le prime dieci di A».

L’amicizia con Cairo è datata 2001, da poco tempo Tosi aveva chiamato De Biasi al Modena, quando morì il presidente Gigi Montagnani: «Mi ritrovai a reggere sulle mie spalle l’intera società, ben aiutato dal tecnico però, e a cercare acquirenti per il Modena perché gli eredi della proprietà non volevano occuparsene più. Fulvio Collovati mi mise in contatto con Cairo che il Modena non lo rilevò, ma tra noi nacque una bella amicizia». Così, quando l’estate scorsa Cairo si avvicinò al Toro, «mi chiamò per consultarsi e mai mi era capitato di vederlo così, direi quasi innamorato. E allora mi ricordai di quando nel 2001 mi aveva detto che sarebbe entrato nel calcio solo acquistando una piemontese: il Torino o, al limite, l’Alessandria».

E siamo ad oggi. Fabrizio Salvatori, attuale ds granata, sembra destinato alla conferma e più volte Cairo si è complimentato pubblicamente per il lavoro svolto: «Io lo conosco da tempo – dice Tosi – e c’è stima. Sul piano umano non avrei nessun problema a lavorare con lui». Insomma, Tosi attende che Cairo sciolga le ultime perplessità «perché – dice il dg – ci sta che una società come il Torino abbia più opzioni», ma già parla da granata: «A questo punto della carriera lavorare per il Torino sarebbe un grande risultato. Non è certo un posto di lavoro qualunque e non verrei al Toro solo perché al momento sono senza incarichi. Qui ci sono la leggenda, la grande sofferenza e la passione».

Ex venditore di caldaie (lavorava per l’azienda del proprietario del Modena Romano Amadei), 53 anni, è nel calcio dall’84-85, stagione in cui iniziò per hobby a fare il dirigente nel Brescello, allora nei Dilettanti e portato fino alla C1. Sono solo due le altre società nel suo curriculum: il Modena e il Parma dove restò solo 8 mesi, lui parmense di Sorbolo, prima di tornare a Modena: «Avevo grandi progetti, ma non sapevo che il fallimento di Tanzi era dietro l’angolo».

Tra le sue amicizie più strette c’è proprio quel Giovanni Sartori, ds del Chievo, corteggiato per mesi da Cairo e rimasto, per ora, a Verona (la trattativa è naufragata tra qualche firma e incomprensione di troppo). I due, Tosi e Sartori, sono talmente in sintonia che spesso si muovono in simbiosi e, se un giocatore non va da uno va dall’altro. Il bomber Bucchi è in comproprietà tra Chievo e Modena, così come Chiecchi e quando Gemiti a gennaio ha lasciato la squadra modenese dov’è andato in prestito? Al Chievo ovviamente.

Il prossimo dg del Toro è uscito indenne dal processo per una brutta storia di calcio scommesse (quella degli sms tra Bettarini e Marasco) e, in chiave mercato, non ha una rete di osservatori fitta come quella dell’amico Sartori, ma è lui stesso a girare i campi di B e C.

di Roberto Pavanello

Fonte: La Stampa