L’allarme di De Biasi: “In Italia troppi videogiochi e poca fame”

Il Ct dell’Albania, alla vigilia dell’amichevole di Genova, parla del momento non facile del calcio italiano. “L’ho capito a Tirana: ci siamo adagiati sulla ricchezza passata”. Poi promuove il lavoro di Conte: “Merita un otto. Non era facile dopo i problemi al Mondiale”

MILANO – Ieri sera a San Siro c’era anche lui con la sua Nazionale sugli spalti a guardare Italia-Croazia. Gianni De Biasi e la sua Albania hanno lasciato lo stadio subito dopo la seconda interruzione del match per il lancio di fumogeni da parte dei tifosi ospiti, ma quella vista a Milano è stata un’Italia che non ha particolarmente colpito il tecnico italiano alla guida della nazionale rossonera. Secondo il tecnico, però, non è un problema di tattica. “L’ho capito a Tirana: a noi italiani manca la fame dei nostri padri, quelli che pensavano a dare un futuro ai figli – spiega alla vigilia dell’amichevole con gli uomini di Conte -. Domani affrontiamo gli azzurri, per tutti gli albanesi è la seconda squadra. Ora il nostro calcio non ha più il talento di una volta – racconta – ci siamo adagiati sulla ricchezza: troppi videogiochi e poco calcio in strada. Non è un caso che i talenti nascano dalle favelas argentine o brasiliane, dove si corre in 30 dietro un pallone. Oppure che in Europa vinca la Germania che ha un progetto”.

ITALIA CONTE MERITA UN 8 - Nonostante questo De Biasi tiene alta la guardia dei suoi. “Cercheremo di fare una partita intelligente, cercando di non strafare, anzi, cercando di essere umili e di non montarci la testa in caso di risultato magari insperato. All’Italia di Conte do un voto molto alto, un 8, perché non era facile dopo i problemi al Mondiale – sottolinea -. E’ entrato subito con la sua grinta, le sue idee, le ha portate avanti. Ieri la squadra ha avuto qualche problema, ma si è trovata di fronte una Croazia organizzata, ci sta, ma 10 punti in 4 partite è una partenza molto bella”.

GARA BELGRADO ERA A RISCHIO - Unica nota stonata quanto accaduto sugli spalti, che a molti ha ricordato i recenti fatti di Belgrado per Serbia-Albania. “Sono due realtà diverse, nel nostro caso si sapeva già che era una partita a rischio e l’ambiente che c’era a Belgrado era un’altra cosa – commenta De Biasi -. A San Siro difficilmente i tifosi entrano in campo. Ieri credo che gli ultras volessero ritagliarsi un ruolo da protagonisti anziché applaudire la loro squadra che ha fatto un’ottima gara”. Quella di domani sarà la prima amichevole fra le due nazionali, una sorta di derby visto che “la maggior parte degli albanesi tifa Italia, per loro seguire il campionato italiano la domenica è il passatempo preferito”.

ALBANIA IN CRESCITA - Ma l’Albania non è più una nazionale di serie B. “Abbiamo visto la crescita di una squadra che si era rinnovata già due anni fa e che stiamo cercando di far crescere ancora – chiosa De Biasi – col tempo che ci vuole e con le possibilità che abbiamo noi di reperire giocatori in giro per l’Europa visto che in casa il movimento ha ancora bisogno di tempo per raggiungere determinati livelli”.

La Repubblica