MODENA, GUAI A MOLLARE. SI PUO’ RISORGERE E FARE DI NUOVO QUALCOSA DI GRANDE

Intervista all’allenatore dell’Alaves che ha fatto grandi i canarini.
di Stefano Ferrari – “Corriere dello Sport – Stadio”

Arrivò in un pomeriggio di pioggia nel novembre del ‘99, per salvare una squadra allo sbando. Quel Modena era penultimo nel girone A della serie C1 e Doriano Tosi, chiamato alla direzione della società dal presidente Gigi Montagnani e che era subentrato a Paolo Borea in estate, si ricordò di questo giovane allenatore, un tipo tenace, razza Piave, che aveva fatto bene a Carpi, un po’ meno a Ferrara e che era a spasso in quei giorni. Gianni De Biasi cominciò così l’avventura che cambiò la sua vita e allo stesso tempo la storia del Modena. Dopo la salvezza, ed un paio di cambi in corsa (fra questi, l’arrivo di Mauro Mayer, che divenne poi il capitano della promozione in serie A) e dopo una ristrutturazione fondamentale operata in estate dallo stesso Tosi in accordo con l’allenatore trevigiano, nacque la “Longobarda”, cioè la squadra capace in tre anni di vincere la serie C, condividere con il Como il successo nella serie cadetta e salvarsi in serie A. Tutto questo con De Biasi in panchina. Poi la sua vita professionale è cambiata, trasformandosi da buon tecnico di provincia in allenatore di rango: prima Brescia (allenando fra gli altri Roberto Baggio), poi Torino in più riprese, una prima scappata in Spagna allenando il Levante, una parentesi all’Udinese, l’epopea da ct dell’Albania ed infine il ritorno nella Liga, alla guida dell’Alaves.

PARTIRE DAL BASSO. Anche qui partendo dal basso, per arrivare in alto: “La notizia dell’esclusione del Moderna dal campionato mi ha procurato una tristezza tremenda – ha detto De Biasi raggiunto a Vitoria, nei Paesi Baschi dove ha sede il Deportivo Alaves – Possibile che in una città dal grande spunto economico come Modena non ci sia stato in questi anni un imprenditore, un uomo d’affari, un appassionato che si sia preso la briga di gestire la società? Stento a crederci. Evidentemente non c’erano le condizioni, ma sapere che il Modena è scomparso dalla geografia del calcio è una mazzata tremenda per chi come me ha vissuto in quella città, ha allenato quella squadra. Vorrei che non fosse vero”.

RICORDI. Quali sono i ricordi che Gianni De Biasi conserva su Modena e sul Modena? “Elencarli tutti è impossibile, ve ne sono troppi. Sono stati tre anni e mezzo fantastici, in cui ho apprezzato la città, i modenesi, i tifosi, la gente. Ma dai, ci provo: mi viene in mente la giornata di Brescello, quando alla penultima del campionato di serie C1 abbiamo vinto al 97’ e grazie al quella vittoria siamo stati certi del passaggio in serie B. Poi mi ricordo quando abbiamo pareggiato a Genova l’anno dopo e siamo stati promossi in serie A, una soddisfazione che mancava da quasi 40 anni in città (38 per l’esattezza, ndc), e poi il nostro ritorno in serata scortati dai tifosi in autostrada ed attesi da migliaia di sostenitori fino all’arrivo al Parco Novi Sad,  festeggiati per tutta la notte da decine di migliaia di sostenitori gialloblu. Bellissimo”. I ricordi di De Biasi vanno poi alla prima stagione in serie A, quella che si è conclusa con la salvezza conquistata proprio a Brescia, città che è stata fondamentale nella sua vita, avendoci giocato da protagonista ed avendo allenato le rondinelle, in entrambi i casi in serie A. “Alla seconda giornata, dopo un pesante ko interno contro il Milan, siamo andati a Roma a giocare contro la formazione di Capello, che era una delle più forti squadre d’Europa in quegli anni, ed abbiamo vinto per 2-1. Poi siamo stati capaci di fermare il Milan, di ben figurare a San Siro, di vincere un derby contro il Bologna in casa e di salvarci a Brescia grazie ad una seconda parte di stagione giocata con grande maturità. Ripeto, anni indimenticabili”. Furono momenti di grande partecipazione popolare, di enorme sostegno da parte della città: “Eravamo molto apprezzati, molto amati e ce ne accorgevamo tutti i giorni. La gente di Modena ci ha sempre trattato bene anche nelle difficoltà, ed ha accompagnato le nostre imprese. Siamo stati bravi, abbiamo fatto la nostra parte, ma il pubblico e più in generale la gente di Modena è stata fondamentale”. Ora, che tutto è finito, da dove deve ripartire il Modena? “Da un progetto serio, da gente che abbia passione, da imprenditori che possano intravedere un futuro. Modena è una piazza dalle straordinarie potenzialità, è una città importante, dal punto di vista calcistico vanta una storia centenaria, ha avuto giocatori che anche recentemente hanno poi fatto bene sia in serie A, che in Nazionale se ci guardiamo un attimo indietro. Serve la collaborazione di tutti, la giusta umiltà e tanta voglia di impegnarsi e fare il bene del Modena. La nostra cavalcata forse è irripetibile, ma altre realtà nemmeno troppo lontane da Modena sono ripartite da zero ed ora sono nella massima serie. Serve crederci”. Ora Gianni De Biasi è un tecnico di livello internazionale e dopo avere scritto la storia della nazionale albanese, condotta per la prima volta nella fase finale di un campionato europeo, punta ad un ruolo da protagonista in Spagna:

LALIGA. “E’ dura, la Liga è un campionato molto difficile ed ho raccolto una squadra che era laggiù, in fondo, più o meno come mi capitò all’arrivo a Modena. Ora qualcuna l’abbiamo vinta, e puntiamo alla salvezza Messi? Già incontrato, ci ha fatto due gol. Ora il Barca lo aspettiamo al ritorno, magari in quel caso ci va meglio anche se giocheremo al Camp Nou”. Che non è il vecchio “Braglia”, lo stadio dei successi di Gianni De Biasi, ma oggi è giusto così.