De Biasi: Vi racconto i dettagli che hanno fatto la differenza in tribunale, UEFA ci diede uno schiaffo immeritato

Contattare Gianni De Biasi dopo la decisione del TAS è difficilissimo. Il suo telefono è sempre occupato e quando risponde si sente dal altra parte una voce che sembra non sua: ‘’ Buongiorno! Siamo felici…’’, è la battuta della’allenatore dell’Albania per ‘’Panorama Sport’’ .

Ci conferma che nell’assegnazione dei tre punti è stato importante raccontare tutti i fatti di ciò che è successo dall’inizio alla fine.

“Abbiamo informato i giudici di tutto ciò che è successo dal pre partita fino alla nostra partenza da Belgrado. Penso che questo abbia fatto la differenza. Abbiamo meritato, è stata fatta giustizia’’ dice il mister Italiano’’.

Sig. De Biasi, si aspettava l’assegnazione della vittoria da parte del TAS?

Si, certo che si. Le cose erano complicate ma chiare. Siamo andati a giocare a calcio ma all’improvviso il campo viene invaso dagli ultras, vengono picchiati i giocatori ospiti che rischiano la vita. Tutto ciò è successo senza che ci fosse nemmeno un tifoso Albanese allo stadio. Chi non rispetta le regole viene punito.

Perché è stato necessario arrivare fino al TASP?

Siamo arrivati al TAS perché l’UEFA ci diede uno schiaffo immeritato. Siamo stati puniti come la Serbia anche se loro erano gli organizzatori della partita e non noi. Noi non abbiamo usato violenza su nessuno e in campo ci siamo comportati in maniera corretta e dignitosa. Perciò penso che oggi (ieri) è stata fatta giustizia. Questa decisione è una grande vittoria non solo per l’Albania ma per tutto il calcio. Non era accettabile una decisione come quella presa dall’UEFA.

Quali sono, secondo lei, i dettagli che hanno fatto la differenza nella decisione del TAS?

Penso che sia stata l’ottima esposizione dei fatti. Parlo di tutto ciò che è successo anche di cose che possono sembrare poco importanti.

Potrebbe essere più chiaro?

Si, se riesco si. Dovete tenere conto che questa è la mia percezione dopo avere visto il lavoro dei nostri avvocati.

Che vuole dire?

Voglio dire i nostri legali hanno raccontato ciò che è successo già un ora prima dell’inizio della gara. La grande tensione e le provocazioni razziste sono iniziate molto tempo dal fischio iniziale della partita. Ai giudici è stato detto che non era presente nessun nostro tifoso allo stadio, che i nostri giocatori sono stati malmenati non solo in campo ma anche fuori. L’esposizione è stata molto dettagliata sul razzismo e sulla violenza dei Serbi in quella partita. E stato fatto un grande lavoro da parte dei nostri avvocati e per questo mi complimento con loro perché insieme ci siamo riusciti.

Quanto peso può avere avuto la sua deposizione? È quella dei giocatori? 

Penso che anche queste abbiano avuto un certo peso.

Lei ha detto alla giuria che “ se il leone esce dalla gabbia, nessuno torna più allo zoo…”. Pensa che questa metafora abbia fatto colpo sui giudici?

Certo, perche no. Ho voluto semplificare le cose per farli capire che non potevamo continuare a giocare in quelle condizioni. Devo ammettere che è stata una battuta che ha fatto colpo essendo stato più volte pizzicato dopo su questo….(ride).

Ritorniamo alla sentenza. Chi sono stati i primi giocatori a telefonarle dopo che è stata resa pubblica?

Non mi ha telefonato nessuno, ma i primi che si sono congratulati con me sono stati Ansi Agolli e Ervin Bulku . Dopo anche tanti amici Italiani e Albanesi.

Ha suggerito lei l’avvocato Antonio Rigoci come difensore dell’Albania in questa disputa?

No,no. Lui è Italiano, ma io non c’entro niente. È stata Federazione ad assumerlo. Anche la Federazione ha un grande merito in questa vittoria perché ha lavorato con grande serietà e pazienza fino alla fine.

Si può dire che siamo molto vicino alla qualificazione alle fasi finali?

Siamo più vicini di quanto lo eravamo prima, ma ci vuole ancora tanto lavoro. Penso che per quanto riguarda i ‘’play off’ siamo ormai sicuri, ma dobbiamo fare molta attenzione.

 Attenzione a cosa?

Abbiamo ancora quattro partite da disputare e ci sono 12 punti in gioco. Il calcio non è matematica e non vince sempre il più forte, il migliore o chi ha più fortuna. Servono tanti componenti. Noi metteremo l’animo in campo per raggiungere la qualificazione e non nego che le possibilità adesso sono più cresciute. Ma per riuscire nel nostro intento dobbiamo lavorare tanto in campo e parlare poco. Siamo arrivati fin qui non solo perché l’abbiamo voluto ma anche grazie al lavoro, la modestia e i sacrifici . Per raggiungere un obiettivo devi essere consapevole della tua forza. Noi né siamo ma il passato ci insegna che dobbiamo volare bassi e non esagerare con l’euforia. Io personalmente credo nella qualificazione, ma ci servirà tanto lavoro. Veramente tanto.

Intervista: Jetmir Halilaj