De Biasi: “Lo sport torni a vincere sul business”

Lavorare nel proprio guscio, senza distogliere lo sguardo e soprattutto la concentrazione dall’impegno quotidiano, dall’obiettivo finale di una annata straordinaria, iniziata su basi precarie e consolidata durante il cammino intrapreso, quello che si spera porti alla serie A.

L’imperativo che la scorsa settimana, Gianni De Biasi ha dato alla squadra e a se stesso, è uno solo: “non facciamoci distrarre da cosa succede nel mondo del calcio e pensiamo unicamente a noi e agli avversari che dobbiamo ancora incontrare”.

Poi, una volta terminata la partita, nella domenica del sacrosanto riposo, tra gli affetti famigliari e lo scarico fisiologico della tensione accumulata per l’intera settimana lavorativa, diventa impossibile, intimamente, non soffermarsi sul cataclisma abbattutosi sul gioco più bello del mondo, elaborando pensieri e idee, magari esportandole sul proprio sito…

Domanda: Gianni, sabato sera hai dichiarato che “se il sistema-calcio finalmente subirà un cambiamento, forse allora anche le squadre più piccole potranno partire alla pari con le big”. Ti senti di spiegare meglio la tua affermazione?

Risposta: Lo confermo. Una volta passata la bufera, lo sport deve tornare ad avere il sopravvento sul business. Quello che stride, nel calcio di oggi, riguarda lo stesso discorso: si è badato, soprattutto negli ultimi anni, più all’utile ed all’aspetto economico, piuttosto che allo sport inteso come gioco e agonismo. Alla lunga, questo atteggiamento, porta alla morte del calcio.

Domanda: Alle 18,29 di domenica 14 Maggio, Luciano Moggi ha dato l’addio al calcio.

Riposta: Ne prendo atto.

Domanda: Capello, al termine di Reggina-Juventus, ha dichiarato: “siamo stati in testa per settantasei partite. E’ giusto gioire perché la nostra festa è meritata”. Che ne pensi?

Risposta: Mah, sono difficili da commentare certe dichiarazioni. Però, provando ad immaginare la sua situazione, credo che lui abbia parlato da uomo di campo, al di fuori dagli eventi di cui tutti i giornali parlano, al di fuori da una realtà più grossa di lui. E dunque, se è così, il suo lavoro l’ha fatto non bene, ma benissimo.

Domanda: I tifosi juventini, durante la gara di domenica, hanno srotolato questo striscione: “ Grazie Moggi, il fine giustifica i mezzi”. Lo trovi un atteggiamento preoccupante?

Risposta: E’ un episodio da condannare, assolutamente. Le regole vengono scritte per essere applicate, non si può pensare di derogarle per raggiungere un qualunque obiettivo. E’ un fatto grave.

Domanda: Che valore dai alla tua carriera di professionista dopo questo scandalo? Credi di aver lavorato in un ambiente dove ognuno è fautore delle proprie azioni al 100%, oppure ritieni di essere stato, anche tu, nel bene o nel male, da allenatore del Modena e poi del Brescia, una semplice pedina di un incastro più grande?

Risposta: Sono sicuro di essere stato per tutta la mia vita completamente al di fuori della logica di “fare risultato a tutti i costi”. Non ho mai avuto sponsor particolari, né tantomeno ho fatto parte di una scuderia. Anzi, procedendo sempre a briglie sciolte, ne ho pagato le conseguenze, arrivando ai massimi livelli del calcio italiano assai tardi.

Domanda: Alcuni giornalisti hanno metaforicamente assimilato la stagione 2004-2005 ad uno spettacolo di wrestling, dove i lottatori fingono match all’ultimo sangue, con l’unico scopo di divertire gli spettatori. Ora come ora, ti senti più un uomo dello spettacolo o di sport?

Risposta: Uomo di sport, in tutto e per tutto e solo quello. E’ chiaro che qualcuno, per necessità, è dovuto scendere a dei compromessi. Io mai. Anzi, mi ricordo ancora quando al termine di un Modena-Juventus caratterizzata da episodi controversi, scesi in conferenza stampa chiedendo maggior equità nei giudizi arbitrali. Mi beccai una di quelle multe…

Domanda: Credi che l’immagine di questo nuovo Toro, senza scheletri nell’armadio e con un presidente preparato e trasparente come Cairo, possa accrescere ulteriormente dopo questo bubbone?

Risposta: Indubbiamente in questi pochi mesi la società granata ha dato dimostrazione di enorme serietà. L’importante è che ci si possa continuamente rapportare e relazionare ad una figura, come ad esempio il futuro presidente della Figc, che si faccia garante dell’applicazione delle regole per tutti.

Domanda: Ultima domanda Gianni. Fra nemmeno un mese inizierà il Mondiale. L’Italia lo giocherà con le ossa rotte? Cosa ti senti di dire a Lippi?

Risposta: La nostra Nazionale è una buonissima squadra. Forse proprio questi scandali costituiranno quella molla in più per fare bene e compattare ulteriormente il gruppo. A Lippi non posso che mandargli un grosso “in bocca al lupo”.

Fonte: Federico Freni