Artico: “Lavoriamo sull’intensità”

Come sta il Torino sul piano fisico? Come ha reagito la squadra al cambio di allenatore e dunque al tipo di preparazione atletica e qual è la tenuta in previsione di questo finale di stagione? Siamo andati a chiederlo a Paolo Artico, preparatore atletico del Toro, tornato anch’egli sotto la Mole insieme agli altri componenti dello staff di Gianni De Biasi dopo l’esonero di Alberto Zaccheroni.
Professor Artico, com’è tornare a Torino?
“Meraviglioso. Torino mi è rimasta nel cuore, sia come città, sia dal punto di vista prettamente sportivo. La scorsa stagione è stato molto piacevole poter vincere nell’anno delle Olimpiadi ed ora lo è di più poter tornare a calcare i palcoscenici della serie A”.
Torniamo indietro di sei mesi. Ci spieghi una cosa. Nelle ore immediatamente successive all’esonero estivo di De Biasi, si vociferò che lei potesse rimanere al suo posto, voluto da Zaccheroni. Cosa è accaduto veramente? E’ così bravo che la vogliono tutti?
“No. Non andò in quel modo. L’usuale preparatore di Zaccheroni, Baffoni, stava già lavorando con un’altra squadra. A quel punto c’è voluto un po’ di tempo per trovare un’altra figura disponibile e forse per questo si sono avanzate ipotesi sul mio nome. Ipotesi prive di fondamento, aggiungo”.
Rimanendo sempre a quei momenti. Lei quando fu avvertito della decisione presidenziale? 
“Immediatamente perché tutto lo staff era insieme al mister quella sera. Certo, non fu una bella notizia ma è acqua passata. Non sono tipo da portare rancore”.
E poi tre settimane fa il ravvedimento cairota. Era nell’aria un possibile rientro a Torino?
“Francamente no. La squadra non faceva dei buoni risultati, è vero, ma non pensavo ad una prospettiva simile. Poi un sms di Gianni durante la notte (tra domenica e lunedì 26 febbraio, ndr) mi ha accennato alla possibilità di essere richiamati da Cairo. E il giorno dopo, infine, ho dovuto frettolosamente lasciare le mie attività a Vittorio Veneto, città in cui abito, per recarmi nel capoluogo piemontese”.
Ha parlato di attività. Cosa ha fatto in questi sei mesi?
“Dividendo la giornata ho insegnato educazione fisica in una scuola della mia città alla mattina mentre di pomeriggio lavoravo presso un centro di fisioterapia. Inoltre ho collaborato con il Comitato Alpino Veneto per la preparazione degli sciatori alle gare in programma”.
Veniamo alla situazione attuale. Come ha trovato la condizione atletica della squadra?
“Complessivamente abbastanza bene. La base è buona ed il merito va a chi mi ha preceduto. Mancava, in via generale, un po’ di intensità e su quello stiamo lavorando a fondo, anche se ho già ottenuto le risposte che mi attendevo.
Ha parlato di poca intensità…
“Si e sto ponendo rimedio. Ho dato all’allenamento maggior velocità con e senza palla e sto già notando dei miglioramenti. E poi mi concentro nello sviluppare la propulsione degli atleti, aumentando proprio l’intensità durante la seduta allenante.
Si è sentito con l’ex preparatore Albarella?
“Mi sono trovato con lui il giorno seguente il mio arrivo a Torino. E’ un’ottima persona e non c’è stato nessun problema fra di noi. Ho ascoltato il più possibile ciò che aveva fatto per poter entrare nello spogliatoio con la doverosa umiltà ed in punta di piedi, agendo e lavorando con una certa continuità rispetto al passato”.
Una delle critiche maggiori mosse a Zaccheroni concerneva la durata minima degli allenamenti settimanali. Si è detto che il Toro si allenava poco. La situazione che ha ereditato suffraga questa tesi?
“Mah, la squadra ha la tenuta per disputare una gara di novanta minuti. Per cui il lavoro c’è stato. Ripeto, mancavano dinamicità e intensità. Per il resto è troppo presto dare giudizi. Sul poco allenamento posso soltanto dire che quotidianamente una seduta si deve aggirare intorno all’ora e mezza. Non di più. E per certi giocatori affaticati è meglio stare fermi qualche giorno piuttosto che cimentarsi in esercizi che poi potrebbero pregiudicarne la presenza alla domenica”.
L’anno scorso il Toro mise il turbo in Primavera, concludendo il campionato in forma smagliante. Ora prevede la stessa parabola?
“Non lo posso sapere. Stiamo facendo dei test per capire la situazione soggettiva di ogni atleta. E la principale preoccupazione, ora come ora, diventa quella di rendere tutti disponibili per il mister quando c’è la partita. A pochi mesi dalla fine del campionato diventa fondamentale non infortunare nessuno, specie nella situazione particolare in cui ci siamo venuti a trovare”.
Passiamo ai singoli. Qual è il problema di Stellone? Perché è un giocatore così fragile?
“Lamenta l’affaticamento del soleo (muscolo del polpaccio) però fortunatamente non presenta alcuna lesione. E’ solo infiammato. Necessita di massaggi e riposo. Roberto, però, ha svolto un’ottima preparazione estiva e infatti col precedente tecnico mi pare abbia quasi sempre giocato. Lui è molto esplosivo, è dotato di una grossa quantità di fibre veloci per cui non è vero che è fragile ma a volte richiede maggiori tempi di recupero rispetto a qualche suo compagno”.
E Coco? Come sta? Tornerà mai ad essere il giocatore che era un tempo?
“E’ una scommessa che mi sono preso anche se di tempo ne ho pochissimo. Il ragazzo lavora bene ed è estremamente disponibile. Attualmente sta lentamente migliorando anche se non si può allenare tutti i giorni perché la complessità del suo recupero necessita di ampi margini di tempo da una seduta all’altra, in maniera tale che non subisca delle ricadute. Stiamo a vedere”.
Capitolo Abbruscato. De Biasi in estate, dopo l’amichevole col Genoa, disse che l’attaccante aveva svolto a Sappada e poi a Macugnaga un tipo di potenziamento muscolare particolareggiato, indicandolo come una delle principali cause delle difficoltà che, in quel momento, palesava nel trovare la via del gol. Oggi come l’ha ritrovato? Lui la via del gol la sta ancora cercando…
“Elvis racchiude qualità fisiche non indifferenti. Dal punto di vista della corsa è migliorato molto. Il suo corpo è esplosivo ma anche elastico. Se non praticasse calcio eccellerebbe sicuramente in altre discipline come il salto in lungo. Inoltre è un ragazzo d’oro sotto l’aspetto dell’applicazione sul lavoro. Un vero professionista. Ha bisogno di serenità e dell’appoggio di tutti perché sente troppo la pressione esterna”.
Roberto Muzzi viene costantemente sostituito da De Biasi dopo un’ora di gioco. Il suo fisico non gli consente più oltre?
“Ma no. Roberto ha giocato poco precedentemente e per questo adesso tiene bene un’ora di gioco e poi inizia a faticare. Vedrete che fra qualche tempo finirà le partite”.
Brevi invece sembra un ragazzino. Secondo lei può quanto può ancora dare al calcio?
“Oscar? 40 anni e non sentirli. E’ felice di allenarsi e giocare la palla. Non si tira mai indietro. Questo è il segreto della sua longevità. Brevi può giocare ancora per qualche anno. Se si continua ad allenare così bene, non ha problemi”.
Comotto e Balestri hanno speso moltissimo con Zaccheroni, sdoppiandosi sulla fascia in più ruoli. Teme che possano risentire delle energie consumate preventivamente?
“No. Su Balestri non ho alcun dubbio perché lo conosco dai tempi modenesi. E Comotto ha un gran fisico per cui escludo anche nel suo caso patimenti di sorta”.
Chi è il più in forma della squadra?
“Rosina e Lazetic. Rosina, in particolare, è migliorato nell’esplosività. Ma non dipende tanto dal lavoro che svolge quanto da madre natura. Dalle eccezionali qualità naturali che possiede”.
Concludo chiedendole dove pensa di trovarsi fra un anno. Ancora qui a Torino, confermato dalla società accanto a Gianni De Biasi?
“Io penso al mio lavoro e basta, cercando di interpretarlo al meglio per la salvezza del Toro. Il resto verrà da se”.

A cura di Federico Freni
Pag. 10 di GRANATISSIMO del 20/03/2007

Fonte: Granatissimo