« Mentalità da squadra vera»

Contento del pari, il tecnico si guarda sempre le spalle: «-8 punti alla salvezza.»
De Biasi: «-Il Toro mi ha convinto, siamo stati arrembanti però poco incisivi»
«Vedrete che nelle prossime gare segneranno tutti» «Siamo usciti tra gli applausi, i nostri tifosi premiano anche la prestazione, non solo il risultato.
Il mio futuro? Prima salviamoci»

Il tempo, che è galantuomo, gli sta restituen­do con gli interessi ciò che il destino gli aveva tol­to a settembre con l’esonero: oltre ai risultati ha ritrovato gli applausi e l’affetto dei tifosi, anche di quelli che lo avevano affettato con giudizi tran­chant
dopo le sconcertanti amichevoli estive. Lui, magnanimo, ha elogiato comunque tutti: «Il pub­blico del Torino è passionale ma pure competen­te. Non giudica le partite della squadra esclusi­vamente dal risultato, ma sa riconoscere anche le prestazioni, come accade nel tifo inglese: inutile negarlo, ci ha fatto molto piacere uscire dal cam­po sotto le ovazioni e i battimani della nostra gen­te. Abbiamo fatto tutto bene, abbiamo tenuto te­sta a una squadra tosta e rognosa come il Paler­mo che non a caso lotta per un posto in Cham­pions League. Abbiamo cercato di imporre il no­stro gioco, per larga parte della partita ci siamo anche riusciti: questo è uno dei tanti motivi di soddisfazione, al di là della classifica che è co­munque migliorata perché abbiamo guadagnato un punto sulla quota salvezza. Siamo a più otto dalla zona B, però io penso agli otto punti che an­cora ci restano da fare per raggiungere la riva ed essere tranquilli. Ci sarà ancora da remare, al­l’occorrenza pure controcorrente, guai distrarsi pensando che il più sia ormai fatto».
Ha dispensato prudenza invocando pazienza, il saggio De Biasi. S’è fatto scivolare addosso i com­plimenti, regalando al massimo qualche strizza­tina d’occhio ammiccante, ma niente più. Non so­gna vendette, non insegue rivincite, pur se un certo tormento interiore s’è colto, nel dipanarsi del dopo gara. Uno slalom senza soste tra le in­terviste con le tv nazionali e l’incontro con i me­dia della carta stampata. Poi di corsa dalle tv lo­cali e nuova raffica di domande da radio e siti in­ternet: difficile, se non impossibile, mantenere la stessa invidiabile flemma, oltretutto dopo aver
giocato la partita accanto ai suoi giocatori: fi­schiando come il miglior Trapattoni, urlando come nemmeno Mazzone, dimenandosi alla Co­smi.
E allora, una qui l’altra là, è partita anche qualche frecciatina al curaro, senza però mai per­dere lo stile e soprattutto la misura: questione di classe.
Quando gli è stato ricordato che con lui in pan­china il Toro ha conquistato dieci punti sui quin­dici a disposizione, il tecnico ha eluso ogni proie­zione a più lunga gittata, ma non la domanda: «Il calcio è talmente strano. Non c’è pazienza, anche laddove esiste una programmazione, si pretende tutto e subito e a pagare sono sempre gli allena­tori, in primis. Ma quando uno scopre d’aver crea­to un bel gruppo di lavoro forse sarebbe meglio massimizzare gli sforzi per la buona riuscita del progetto: nel calcio i risultati arrivano attraver­so mirate pianificazioni». Altro sassolino sull’en­nesima ottima partita dei suoi veterani, quasi tutti a scadenza di contratto: «Non voglio parla­re di rinnovi però per allestire una squadra com­petitiva non bisogna guardare la carta d’identità: sono il primo a credere nei giovani, però i nostri veterani hanno confermato d’essere persone se­rie; dopodiché uno può essere bravo a 20 come a 40 anni, e la curiosità non è tanto capire perché uno come Brevi giochi ancora a questi livelli, ma perché piuttosto lui come altri nel Toro abbiamo giocato tanto poco in serie A». Ultima curiosità in chiave mercantile sul futuro: il suo. A precisa do­manda, GDB ha sibilato sibillino: « L’obiettivo prioritario è traghettare il Toro nel tranquillo porto della salvezza, in testa non ho altre distra­zioni, penso solo al lavoro settimanale e alle par­tite da giocare perché il mare è ancora agitato. Quando avremo raggiunto il nostro traguardo ne parleremo con la società: non è il momento ades­so, guai credere d’essere ormai salvi».
L’esempio viene dall’alto, dunque, a una lettu­ra algida e non maliziosa del pensiero debiasia­no: d’altro canto già venerdì il tecnico aveva bac­chettato i suoi, pretendendo un approccio diver­so anche nelle amichevoli di metà settimana. «L’importante è sempre ricordarsi da dove si ar­riva: non possiamo permetterci la benché minima distrazione, altro che guardare la parte sinistra della classifica. Io guardo indietro, le difficoltà non mancano: in questo aprile avremo un auten­tico tour de force, ci sarà bisogno di tutti. La squa­dra contro il Palermo ha dato tutto, serviranno energie fresche: come Konan, che sta ritrovando una condizione accettabile dopo mesi di forzata inattività. Mi piace la mentalità con cui abbiamo affrontato il Palermo, ora avanti così. Potremo la­vorare con maggiore serenità, però voglio i miei ugualmente concentrati, umili, determinati. Ab­biamo la consapevolezza dei nostri limiti ma pu­re ritrovato un po’ di autostima: possiamo pro­vare a vincere contro tutti, pur mantenendo il massimo rispetto per l’avversario. I numeri dico­no che abbiamo tirato in porta cinque volte, il Pa­lermo due: c’è mancato solo il gol, arriverà. La nostra gente l’ha capito: s’è provato a vincere si­no all’ultimo, non ci siamo riusciti, ma al Paler­mo non abbiamo più lasciato spazio». L’ultimo dribbling: con un attaccante di provata affidabi­lità forse non sarebbe finita così… Sorriso sardo­nico e via: «Sono soddisfatto dal rendimento dei miei. Hanno fatto ciò che gli ho chiesto, nelle re­stati gare faranno anche gol. Tutti: ne sono con­vinto, non è un problema».

A cura di
Piero Venera
www.tuttosport.com
(02-04-07 – Pag.11)

Fonte: TuttoSport